VERSO UN’AGENDA 21 LOCALE PER IL VENETO
(CONVEGNO REGIONALE DELLA SINISTRA ECOLOGISTA (VR) in collaborazione con il GRUPPO CONSILIARE DS REGIONE VENETO)
Sala Lucchi della Palazzina Servizi – VERONA 11/01/003
COMUNICAZIONE di
(Vincenzo Genovese)
Sinistra Ecologista ( Verona)
VERSO UN’AGENDA 21 LOCALE PER IL VENETO
(CONVEGNO DELLA SINISTRA ECOLOGISTA (VR) in collaborazione con il GRUPPO CONSILIARE DS REGIONE VENETO)
(Sala Lucchi della Palazzina Servizi – VERONA 11/01/003)
Premessa
"Un mondo migliore è possibile. Ai primi anni del nuovo millennio vi sono le risorse culturali e naturali, le capacità, le conoscenze tecniche e scientifiche, per sradicare la povertà e la fame che ancora colpiscono oltre un miliardo di persone, per consentire concreti e duraturi progressi ai paesi ed ai popoli che sono sulla via dello sviluppo e per migliorare la qualità della vita negli stessi paesi più industrializzati. Tutto ciò si può realizzare senza compromettere le risorse naturali e senza provocare disastri ambientali.
E’ possibile, ma non sta affatto accadendo.
I cambiamenti climatici in atto e ancora di più, quelli possibili nel prossimo futuro, insieme all’accelerazione delle altre crisi ambientali, sono segnali inequivocabili: l’attuale tipo di sviluppo è insostenibile, consuma troppa energia, troppi combustibili fossili, troppe risorse naturali, produce troppi rifiuti e troppo inquinamento. Così non può proseguire.".
E’ questo il primo passo del manifesto dell’associazione politica Sinistra Ecologista.
Meglio essere tacciati di catastrofisti, nel segnalare i mutamenti climatici in corso, che pensare che il liberismo sfrenato del mercato possa regolare l'attuale tipo di sviluppo insostenibile. Ad altra riprova delle conseguenze dei cambiamenti climatici, segnalo un recente articolo apparso su "Le Figaro" il 3 gennaio dal titolo "La faune et la flore migrent vers le nord", ove si evidenzia da una ricerca pubblicata sulla rivista "Nature" il 2 gennaio di quest'anno e si conferma che animali e piante hanno già modificato il loro comportamento per adattarsi ai cambiamenti climatici. In particolare i ricercatori, studiando 1700 specie diverse, hanno stabilito che vi è uno spostamento progressivo verso il nord di 6,1 Km. per ogni decennio. Altra conclusione, specifica l'anticipazione della primavera che comporta un'anticipazione dell'arrivo degli uccelli migratori di due o tre giorni per decennio. In altri termini i ricercatori indicano ulteriormente che i cambiamenti climatici hanno già chiaramente effetto sull'ecosistema.
Il dopo Johannesburg.
Il Word Summit sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg a settembre del 2002 ha evidenziato che a 10 anni, dopo la prima conferenza sull'ambiente di Rio, la povertà e la crisi ecologica non solo non sono state risolte, ma si sono aggravate. L'emissione di gas serra continua ad aumentare e la concentrazione di uno dei principali responsabili, il CO
² in atmosfera, ha raggiunto un livello, secondo l'organizzazione internazionale, l’IPPC, mai superato negli ultimi 420.000 anni. Nello stesso summit, vi è stata una più chiara impostazione dello sviluppo sostenibile e precisamente si è dichiarato la stretta
connessione esistente tra i problemi sociali-ecologici ed economici. "Il piano d’attuazione" di Johannesburg mette tra le priorità: il cambiamento di modelli di produzione e di consumo insostenibile. La piena applicazione del protocollo di Kyoto attraverso l'attuazione dell'Agenda 21 è la giusta direzione da prendere per lo sviluppo sostenibile e la presa di coscienza dei limiti dello sviluppo.
La comunità europea sta facendo la sua parte adottando recentemente, con decisione n. 1600/2002/CE il sesto programma comunitario d'azione in materia ambientale per uno sviluppo sostenibile (GUCE-l.242 del 10/9/2002). Indifendibile è la posizione dell'amministrazione Bush sulla non sottoscrizione del protocollo di Kyoto che è stato sostenuto da 7 paesi su 8 che compongono il G8. Incoerente e poco affidabile il comportamento del governo Berlusconi esternato a Johannesburg, nessun riferimento al protocollo di Kyoto, nel suo intervento, ma portato a far capire che era più vicino a Bush che all'Europa sulle questioni ambientali.
La conferenza di Kyoto del 1997, confermata a Johannesburg, ha stabilito il quadro degli impegni di ciascun paese sottoscrittore per combattere l'effetto serra, riducendo le emissioni dei gas climalternanti.
L'obiettivo europeo è la riduzione dell8% rispetto alle emissioni del 1990.
L’Italia e il protocollo di Kyoto
L'Italia dovrà contribuire con la riduzione del 6,5% entro il 2008-2012. Gli strumenti individuati dal primo piano nazionale per lo sviluppo sostenibile, predisposto dal CIPE nel 1993 e nel nuovo piano predisposto dall'Enea nel febbraio del 2001, su incarico del Ministero dell'ambiente, prevedono:
Recenti provvedimenti legislativi del governo non portano a ben sperare. E' sotto gli occhi di tutti lo smantellamento della normativa di tutela e di governo del territorio e dell'ambiente. Basta ricordare la legge obiettivo che cancella procedure e vincoli, per le grandi opere, esautorando le regioni e gli enti locali delle proprie competenze; la possibilità di vendere e cartolizzare il patrimonio culturale e ambientale; il Ministro dell'ambiente che smantella il suo stesso "Ufficio" e che considera i parchi "come un mercato".
Il Veneto e l’agenda 21 Locale
Anche il modello veneto, basato sul policentrismo territoriale, oggi è in crisi da saturazione e congestione e non è stato sicuramente "aiutato" da una legislazione urbanistica (L.R. 61 e L.R. 24) inadeguate per salvaguardare e tutelare il territorio e che ha vanificato anche alcune norme positive come la legge regionale per la valutazione
d’impatto ambientale. Non è ancora chiaro, se da parte della maggioranza di centro destra che governa la regione vi è consapevolezza sulla situazione allarmante dello stato
dell'ambiente nel Veneto o se questa viene utilizzata per non concedere le deleghe alle Province in materia urbanistica. Un recente provvedimento regionale ha prorogato per sei mesi il termine fissato per il 31 dicembre del 2002 per la questione delle deleghe, per riprendere, così si dice: "…l'esame, in termini complessivi, di tutte le problematiche ce attengono alla pianificazione del territorio veneto" e ancora: "non è più possibile utilizzare il territorio come è stato fatto finora, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo industriale". L'assessore alle politiche del territorio ha evidenziato che "il Veneto è cresciuto in fretta e lo ha fatto disordinatamente. Ma il sistema insediativi è il più ricco di centri storici e ha consentito al Veneto di diventare la prima regione turistica d'Italia, oltre che in termini di qualità della vita, la più longeva…"
Ciò nonostante i fattori di pressione sullo stato dell'ambiente sono preoccupanti come pure sono preoccupanti i dati epidemiologici riferiti alle malattie respiratorie.
In una ricerca condotta dall'Istituto Tagliacarte, nel 2001, sugli indici di ecosostenibilità ambientale che aggregano 12 indicatori sullo stato dell'ambiente, porta il Veneto al terz'ultimo posto tra le regioni d'Italia. Tra gli strumenti, individuati per avviare uno sviluppo sostenibile, sicuramente l'applicazione dell'Agenda 21 Locale (le cose da fare per il ventunesimo secolo) è lo strumento più adeguato poiché consente di integrare, in modo sistemico, i vari strumenti per lo sviluppo sostenibile, attraverso la partecipazione su obiettivi condivisi. Tre gli elementi fondamentali dell'Agenda 21 Locale: IL FORUM (elemento centrale del processo di partecipazione e di coinvolgimento), IL REPORTING AMBIENTALE E L'AUDIT INTERNO ( la necessità di conoscere per decidere); IL PIANO D'AZIONE AMBIENTALE (coniugare capacità decisionale nell'ente locale e formazione del consenso dei cittadini). A livello regionale al 2002 solo 19 tra enti locali e regione hanno avviato il percorso di Agenda 21 Locale (7 province-7 capoluoghi-4 comuni e la regione Veneto). Il rapporto/indagine realizzato dal centro di ricerche Focus Lab in partnership con il coordinamento nazionale Agenda 21 Locali, nel 2002, rileva l'effettivo e aggiornato stato d’attuazione delle esperienze in corso da parte delle amministrazioni locali italiane, di varia tipologia che partecipano volontariamente e ufficialmente alla Campagna Europea della Città Sostenibili e al coordinamento Agende 21 Locali italiane. Le analisi di supporto all'indagine hanno riguardato le 7 fasi del processo di Agenda 21 Locale riferite alla tipologia di ente, al livello di avanzamento e per aree geografiche. Gli elementi più significativi della ricerca sono:
La distribuzione politica degli enti (comuni-province e regioni) che promuovono la A21L: gli enti appartenenti alla coalizione di centro/sinistra rappresentano il 60% del totale,
mentre quelli amministrati dal centro/destra sono pari al 21%, il restante sono riferite prevalentemente a liste civiche.
Gli enti che hanno attivato le varie fasi del processo A21L suddivisi per regione: il maggior numero di enti attivi per l'A21L, che hanno aderito alla carta di Aalborg e al coordinamento nazionale A21L sono localizzati in Lombardia con il 18% e in Emilia Romagna con il 16%. Per il Veneto gli enti che hanno attivato la prima fase del processo (attivazione del processo) sono l'1,6%, per la seconda fase (organizzazione del processo) 1,6%, per la terza fase (la partecipazione/forum) 0,4% e per la quarta fase (analisi dei problemi/quadro diagnostico), definendo il rapporto sullo stato dell'ambiente 0,4%. Nessun ente ha concluso tutte le fasi previste dal processo. Complessivamente le regioni all'interno delle quali hanno terminato il processo A21L, arrivando all'ultima fase (quella del monitoraggio), sono soltanto l'Emilia Romagna, il Piemonte e la Liguria. Da questi primi dati emerge lo scarto esistente tra gli auspici e la condivisione dei documenti e la loro traduzione operativa che prevedeva entro il 1996 che ogni amministrazione locale avrebbe dovuto definire un proprio Piano d'Azione Locale. Prevalentemente gli enti coinvolti dalla ricerca hanno realizzato, con maggior diffusione, attività extra A21L indirizzate verso attività di educazione e informazione ambientale (domeniche ecologiche-progetto città sostenibili e dei bambini). Pochi diffusi, gli strumenti tecnici quali i sistemi di gestione ambientale (EMAS/ISO 14001) o di contabilità ambientale (bilancio ambientale). Alcuni elementi di criticità, rilevati nella ricerca, per l'applicazione del processo A21L, sono maggiormente di carattere finanziario (pochi fondi disponibili), organizzativo (intreccio tra i vari settori dell'ente), politico (raramente il progetto A21L viene vissuto come progetto trasversale della giunta, per il 70% dei casi esaminati il processo è stato attivato dall'assessorato all'ambiente). Ancora più rari sono le condivisioni dell'A21L con i piani settoriali o gli strumenti di programmazione territoriale (PTCP-PRG-Patti Territoriali ecc.). Anche se va visto positivamente, l'accordo siglato tra l'ANPA (Agenzia Nazionale Protezione Ambiente) e l'INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) che prevede come obiettivo principale di coniugare l'urbanistica e l'ambiente a favore dello sviluppo sostenibile (creazione di reti ecologiche, valutazioni ambientali strategiche, indicatori ambientali per la pianificazione territoriale)
Gli Indicatori Ambientali Europei (ECI)
Nonostante siano poco diffusi i sistemi tecnici gestionali ambientali quali gli indicatori di sostenibilità ambientale aggregati o specifici, questi tendono ad ampliarsi.
In alcune città che hanno già avviato l'applicazione della A21L sono stati sperimentati gli Indicatori Comuni Europei ( ECI) lanciati dalla Commissione Europea e condivisi da oltre 100 città europee. Un recente convegno tenutosi a Ferrara dal titolo "Verso città più sostenibili" ha confrontato detti indicatori, come strumenti avanzati per migliorare il quadro conoscitivo sullo stato dell'ambiente, con quelli proposti dalla Lega Ambiente, attraverso Ambiente Italia che ormai da anni verifica le prestazioni ambientali dei capoluoghi italiani. Trentanove comuni italiani e tre province (nessuna del Veneto) hanno aderito al progetto ECI al 18 dicembre del 2002.
Sei sono i criteri di sostenibilità (principi) alla base della selezione degli indicatori (ECI):
e dieci gli Indicatori Comuni Europei (ECI):
Per ogni indicatore viene indicata una metodologia per il sondaggio e fornita una scheda metodologica. L'adesione al progetto (ECI) europeo appare più completa rispetto ad una verifica/confronto tra i vari enti oltre ad essere più esauriente rispetto alle connessioni esistenti tra i problemi ecologici, economici e sociali.
In questa direzione si deve orientare l'apporto regionale, nel dare indicazione ai vari enti nell'applicazione dell'A21L, oltre ad attivare un apposito osservatorio dedicato a monitorare lo stato di avanzamento dei processi dell'A21L. Non ultimo è da considerare l'apporto finanziario, da integrare con altre fonti (Ministero-CE), visto, che tra gli ostacoli che rallentano lo sviluppo del processo di A21L, il principale che è stato segnalato, nella ricerca effettuata da Focus Lab, riguarda proprio l'insufficiente supporto finanziario. La Sinistra Ecologista, a vari livelli organizzativi, incalzerà con determinazione le istituzioni, i partiti, gli enti preposti ad attuare uno sviluppo sostenibile affinché si realizzi appieno il processo di attuazione dell'Azienda 21 Locale e che possibilmente si possa andare otre Kyoto, come prevede
la Germania nel suo programma di modernizzazione del Paese (ridurre entro il 2020 del 40% le emissioni climalteranti).
Auspico che l'iniziativa di oggi possa ripetersi in modo periodico, per verificare se la Regione Veneto si incamminerà verso un recupero ambientale di tutto il territorio regionale assumendo appieno le competenze che le sono state assegnate in campo ambientale.
(Vincenzo Genovese)
Sinistra Ecologista (Verona)
C:\Documents and Settings\Genovese Vincenzo\Documenti\ENZO\DS-Ambiente\Sinistra Ecologista\SE 2002 Verso l'agenda 21 del Veneto.doc