Congresso
mondiale di architettura del 2008
–
Un’idea progetto -
A Berlino non era facile battere
Busan, Siviglia e Tokio, nella competizione tra le grandi città del pianeta per
la sede del congresso mondiale di architettura del 2008.
Tuttavia ha vinto Torino e il
suo tema proposto: “transmitting architecture”.
Non era facile, e lo dimostra
l’intera giornata di ballottaggio nell’intenso rush finale , poiché solo alla
terza votazione Torino ha rimontato su Tokio e ha vinto con 114 voti contro
104.
Nella storia
dell’ ”Union International of Architects” (UIA) per la prima volta ha vinto
una città italiana, e ha vinto con un’idea lanciata proprio nella stessa città
dagli Ordini con quel “Manifesto degli Architetti Italiani del ‘99”, che si trasformò nella “Risoluzione sulla qualità
architettonica dell’ambiente urbano e rurale” del Consiglio dell’Unione Europea
solo un anno dopo.
Nel 2008 sarà allora “transmitting architecture”, e
ancora da Torino, città simbolo: a partire dalla
Mole, dovranno sprigionarsi concretamente
nelle città del mondo, quei percorsi di “democrazia urbana” proclamati nella
Risoluzione Europea che potranno far
leva sulla “missione degli architetti”.
Dunque una straordinaria responsabilità che
affiderà ai “knowledge workers” impegnati nell’unica professione diffusa e
organizzata in tutto il mondo, il compito di
indirizzare l’industria e la politica verso giusti e vantaggiosi obbiettivi connessi alla
qualità architettonica dell’ambiente urbano
e rurale.
A Genova, in
occasione del “G8 degli Architetti”, presenti i vertici dell’UIA, gli
architetti italiani colsero i segnali
nuovi di forte cambiamento epocale, e indicarono una necessità: nella
transizione epocale, era indispensabile definire gli obbiettivi strategici, i
fini del nuovo tempo.
Gli
architetti italiani segnalarono che la globalizzazione dei mercati doveva
essere solo il mezzo, l’importante strumento, per raggiungere le vere mete.
Dunque a Genova, si affermò che ormai era giunto il
tempo per individuare, con ottimismo, come
traguardo sociale, alcune grandi utopie della storia, al momento
sostenibili grazie alle conquiste della scienza e della tecnologia.
E, nella circostanza, si propose come traguardo sociale possibile la città ideale
di Aristotile: “una città che doveva essere costruita in modo da dare ai suoi
abitanti sicurezza e felicità”.
A Berlino,
perciò, ha vinto un’ “idea-progetto” che assume, in singolare metafora, “
Una rete
che ormai, se collegata e attiva, può
essere straordinariamente efficace.
È
un’immagine che ricorda le antenne fatte di architetture nate
dalla fantasia di Umberto Eco nel “Pendolo di Foucault”: architetture
come spinotti ermetici infissi sulla crosta del globo. Un reticolo di stazioni
ricetrasmittenti che si comunicano a vicenda le potenze e le direzioni dei
fluidi, gli umori e le tensioni delle misteriose correnti sotterranee.
Allora
“transmitting architecture” dalla Mole può significare: captare i fluidi sotterranei positivi
latenti, riportarli in superficie, renderli comprensibili, comunicarli alla
società, coinvolgere i poteri decisionali, i professionisti, gli utilizzatori.
Con la
“democrazia urbana”.
Affinchè
l’architettura e la qualità dell’ambiente
diventino un fondamentale diritto
di tutti i cittadini del mondo, nel nuovo tempo.
RAFFAELE
SIRICA
Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti,
Paesaggisti, Pianificatori, Conservatori