KADA CONTRO GIOTTO
(Luisa Calimani)
L’auditorium di Padova rappresenta un’opera di grande valore
per la città. Ormai le città del Mondo, da tempo, investono in progetti
culturali di ampio respiro, creando straordinarie opportunità culturali, economiche, sociali. Così vorremmo
fosse per Padova. Ma il peccato originale nella scelta dell’area rischia di
oscurare, o peggio di dare un’immagine negativa a questo progetto. Kada contro Giotto. Questa contrapposizione difficilmente
sarebbe risolta a favore dell’architetto austriaco. Non è una questione
circoscritta all’interno delle antiche mura patavine, ne dell’attuale
Amministrazione Comunale, è un fatto di interesse generale che riguarda,
politici, intellettuali, tecnici, gente comune che abita il mondo, perché la Cappella degli Scrovegni
appartiene a tutti. L’importante scelta fatta dall’A.C.
di affidarsi a tre tecnici per una verifica di compatibilità del progetto con
la situazione idrogeologica dell’area imprudentemente scelta per l’intervento,
ha rivelato che sarà necessario fornire precise indicazioni costruttive ed eseguire,
durante tutta la fase di esecuzione dei lavori, un costante monitoraggio della
falda acquifera per verificare che la realizzazione dell’opera non produca
danni alla Cappella. Il rischio è presente, costante, incombente. E se il
rischio si trasformasse in certezza del danno? Si sospenderebbero i lavori? Si
porrebbero in essere nuove modalità d’intervento? Con quali costi aggiuntivi? Vale
la pena di correre rischi, unanimemente riconosciuti, visto che non è stata
ancora posta la prima pietra e che non c’è un progetto definitivo? La posta in
gioco è troppo alta. Nessuno credo
vorrebbe avere sulla coscienza gli affreschi di Giotto per un auditorium che
potrebbe trovare collocazione in altri luoghi, tutti migliori di questo. Anche
perché è un progetto “in vitro” che non tiene conto della specificità e delle
caratteristiche dell’ambiente straordinario in cui si colloca e quindi può
essere ricollocato ovunque anche nell’area della Fiera dove, con il probabile esaurimento
nel tempo delle sue attuali funzioni, che anche il nefasto Veneto City
contribuirà ad accelerare, potrà trovare quella possibilità di espansione di
funzioni correlate che sono necessarie per costruire un progetto di ampio respiro,.una
struttura articolata che nel tempo partendo dall’auditorium possa diventare una
vera Casa della Musica. Lo stesso
impegno di spesa non è tutt’ora chiarissimo soprattutto riguardo alla gestione.
Se l’Auditorium di Renzo Piano ha avuto problemi di gestione pesantissimi in
una città come Roma, pensiamo che Padova con una popolazione che è metà di quella
di un quartiere romano e una fama internazionale non così ampia, dovrebbe
calcolare con molta cura i costi che in questo momento di crisi non permettono
errori o sottovalutazioni. L’indagine che con senso di responsabilità l’AC ha
commissionato ai tre esperti, si rivela comunque utile per monitorare gli
effetti delle costruzioni nell’area PPI che rischiano di essere più devastanti
dello stesso Auditorium. Il ritorno della destinazione a “verde” dell’area
golenale sarebbe una scelta naturale. Qualsiasi diversa funzione e ogni metro
cubo costruito sarebbe un oltraggio all’ambiente