Lettera aperta a Vezio De Lucia

 

Caro Vezio, ti scrivo con molto ritardo il mio disappunto per il riprovevole articolo di Pier Luigi Properzi. Considero inevitabile l’acceso dibattito sulla nuova Legge Urbanistica (questo è il titolo più aderente al suo contenuto) che sostituisce dopo oltre mezzo secolo quella vigente, ma la volgarità del linguaggio e le offese che ti sono state rivolte trascendono dal confronto e anche da un civile scontro. Sono gravi e ti esprimo quindi la mia solidarietà. Sono un segno inquietante di intolleranza verso l’altrui pensiero. Non so a chi giovi che l’INU si impoverisca per l’uscita di membri qualificati come te, Salzano e Scano. Non certo alle città, al territorio e alle politiche di difesa di valori vecchi e nuovi.

Leggo nello scontro che si è acceso sulla nuova Legge, da un lato (centro sinistra) l’assenza di idee chiare e coerenti con gli ideali e i principi generali appartenenti a questo schieramento, dall’altra (centro destra) la presenza di un progetto-obiettivo ben determinato che si esprime con provvedimenti di segno inequivocabile: Patrimonio Spa, Condono edilizio e ora la Legge urbanistica. Perché mai il territorio avrebbe dovuto essere risparmiato dalla politica di privatizzazione e dalla costruzione di "regole" che diano legittimità alla realizzazione di lucrose operazioni? La privatizzazione della città e del patrimonio artistico, entrambi beni collettivi, seguono lo stesso itinerario della giustizia e dell’informazione.

Ma mentre del Condono e di Patrimonio Spa è stato sufficientemente compreso il senso, del testo di Legge Lupi no. Un testo che liquida in poche battute (o meglio in pochi commi) importanti garanzie istituzionali e strumenti di controllo democratico. Il centro destra cerca di smantellarli senza clamore, nella disattenzione dei più. Ma come si sono formati presidi forti sui temi della giustizia e dell’informazione, sostenuti da esperti e loro associazioni (Magistratura Democratica e altri) così tutti noi, INU compreso, dobbiamo aiutare i cittadini, gli Amministratori, i politici, a leggere i contenuti e gli obiettivi di questa Legge. E’ un testo molto modesto e sotto il profilo della tecnica legislativa piuttosto sgrammaticato. Ma sa essere suadente per la sua brevità e per l’abilità del relatore di mascherare la svolta reazionaria contenuta in assunti ammantati di modernismo che rispondono in modo mistificato ad una domanda reale di adeguamento legislativo e culturale (quest’ultimo completamente assente in una legge che rappresenta la Carta Costituzionale del Territorio) alla situazione così profondamente mutata. Certo non su tutto possiamo essere d’accordo tutti, ma alcuni principi inderogabili vanno difesi con tenacia costruendo un cordone invalicabile, senza dispersione alcuna. Gli emendamenti presentati dal centro sinistra, ad eccezione di quelli dell’On. Nesi, indicano molta incertezza. Margherita e DS (Mantini, Realacci, Sandri, Bandoli ecc.) propongono la soppressione dell’art. 9 che contiene le misure di salvaguardia nel passaggio fra piano strutturale e piano operativo, riuscendo persino a peggiorare l’ultima stesura del testo unificato. Pensando, forse, che il Piano Strutturale non essendo "conformativo" non ne abbia bisogno. Come se la proposta di tutelare aree con caratteristiche e localizzazioni annunciate (nel Piano Strutturale) non fosse sufficiente a stimolare la presentazione, nelle stesse aree, di progetti inattuati. Il verbale della Commissione del 27/4 apre comunque una lieve speranza nelle affermazioni del relatore almeno su due questioni critiche: sulle funzioni pubbliche della pianificazione e sul confronto fra atti autoritativi e atti negoziali. Su queste, nel verbale che riporta il dibattito della seduta, il relatore si dichiara aperto ad un confronto costruttivo.

A mio parere va tentato tutto il possibile per migliorare la Legge e renderla meno pericolosa, anche attraverso la forma emendativa. Direi che questo è un dovere morale. Ma non voglio convincerti (anche se, per essere sincera, mi piacerebbe farlo).

Lo slancio con cui l’INU cerca di far approvare una nuova Legge quasi a prescindere dai contenuti (sembra che l’adeguamento al Titolo V della Costituzione sia il principale requisito richiesto) potrebbe derivare da sensi di colpa per non aver sollecitato nella scorsa legislatura, guidata dal centrosinistra, l’approvazione di un testo dall’INU stesso predisposto, consegnato al suo Congresso e ampiamente utilizzato nella proposta DS che, come ho più volte ripetuto, aveva l’unanimità dei consensi. O quasi. La causa dell’insuccesso non va attribuita al "conflitto" sugli espropri, ne a visioni alternative sul Governo del Territorio, non c’è stato uno scontro culturale, come a qualcuno piace credere. Magari fosse stato così. La mancata approvazione della Legge avrebbe una sua dignità. Non sono stati emessi veti politici (non dai DS), come altri sospettano. Anzi, il clima politico era favorevole. E D’Alema dimostrò interesse ai contenuti innovativi della Legge. Certo che non può, il Presidente del Partito e poi del Consiglio farsene carico. Ci sono Parlamentari a cui vengono assegnate delle funzioni proprio a questo scopo. Lo stesso Fabio Mussi, capogruppo alla Camera, appena informato ha scelto di essere il primo firmatario del testo presentato dai DS. Con ciò dimostrando di aver colto la portata della Riforma. Ma non sono bastati 5 anni per approvarla e neppure per farla uscire dalla Commissione VIII peraltro presieduta da un DS, con ampie facoltà di stabilire programmi, ordini del giorno e priorità. Eppure il calendario della Commissione non era sempre sovraccarico come dimostrano gli o.d.g e gli altri provvedimenti che non hanno languito in Commissione come una tela di Penelope, sulla quale si lavora ma che non deve essere mai finita.

Le colpe stanno solo lì, in quel circuito chiuso dal quale la legge non è mai uscita e che l’INU, non so se per ingenuità o disinteresse, non ha contribuito a smuovere. Sarebbe stato utile che un po’ dell’impegno oggi dedicato all’approvazione della brutta legge di centrodestra, fosse usato per spingere fuori dalla Commissione il Testo del centrosinistra. O almeno non venisse assecondata tanta voluta negligenza. Ai Ministri ai LL.PP. che si sono succeduti è stato con garbo e fermezza chiesto di non presentare alcun disegno di Legge del Governo su questo tema. Se questo fosse avvenuto sarebbe stato ben più difficile concludere la legislatura senza nulla di fatto.

Ma torniamo all’oggi e ai punti inquietanti che rendono ancor più colpevole, il trastullarsi senza concludere, della scorsa Legislatura.

Ho perso la speranza di avere una buona Legge, mi accontento dell’approvazione di emendamenti che la riconducano almeno ad un Testo mediocre ma non troppo dannoso. Su questo punto so di non trovarti concorde, ma credo sia necessario adottare la politica della riduzione del danno, visto il rapporto numerico in Aula e le difficoltà tecnico-culturali che il centro sinistra sembra avere in questa materia. Non

disperdiamo le nostre energie, anche perché credo che alcuni colleghi che esprimono idee diverse dalle nostre pensino sia necessario un aggiornamento legislativo, quasi a prescindere dagli effetti negativi che su alcune questioni importanti può provocare. In tutta franchezza non so come facciano. Ma se la nostra disciplina non è sostenuta da un’etica del territorio e del Governo delle Città, è difficile tenere la bussola con l’orientamento giusto, e la Politica in questo dovrebbe, come ha fatto in un lontano passato, esercitare il suo ruolo. Lo attendiamo con pazienza e fiducia. Un affettuoso saluto Luisa De Biasio Calimani

 

 

 

 

 

 

Cara Luisa, ti ringrazio molto per la manifestazione di solidarietà. Il non essere d'accordo sull'atteggiamento da tenere riguardo al disegno di legge Lupi non riduce certo la stima e l'amicizia che ci lega da tempo. Anche a me piacerebbe convincerti della giustezza di quel che io penso, e cioè che, riguardo al governo del territorio, nessuna legge è meglio di una cattiva legge. Se su questo punto sinistra e centro sinistra fossero concordi e operassero con determinazione, sono sicuro che il provvedimento in discussione non passerebbe. Il fatto è che, invece, nel centro sinistra e nella sinistra non pochi sono sensibili al fascino dell'urbanistica contrattata, al richiamo della deregulation, al primato dell'interesse privato su quello pubblico, per non dire del federalismo, delle privatizzazioni e via di seguito. Come sempre, quando si tratta di politica urbanistica, si finisce, giustamente, nella politica tout-court. Mi piacerebbe una franca e diretta discussione con te su queste cose. Facciamo in modo di vederci a Roma, quando puoi, facendomelo sapere con un po' di anticipo? Un abbraccio, Vezio.