"CITTA’ AMICA" Rete di architetti-urbanisti
CONTRIBUTO ALLA
FORMAZIONE DI UN PROGRAMMA PER IL CENTRO SINISTRA
PER UN GOVERNO PUBBLICO DELLE CITTA’
PIU’ CITTÀ E MIGLIORE CITTÀ
Uno dei punti nodali del Programma di Governo del Centro-sinistra è la
Città.
Nell'immagine della città
che vogliamo, si esprime non solo una qualità formale da tempo perduta, ma una
moderna organizzazione della società, alternativa a quella che il centro destra sta proponendo
attraverso trasformazioni urbane finalizzate più all'interesse del mercato e
della rendita fondiaria che al benessere delle donne e degli uomini che la
vivono.
La città è il luogo in cui
si insediano i centri del potere politico, economico, culturale, i servizi
rari, ma è anche il luogo in cui si sviluppano le maggiori contraddizioni
sociali, emarginazione, degrado, che generano spesso condizioni di
insicurezza urbana.
L’investimento nel settore edilizio, unico ad aver avuto un forte incremento a
causa dei bassi tassi d’interesse, ha assorbito risorse che avrebbero potuto
essere destinate alla ricerca ed all’innovazione tecnologica del processo
produttivo. Inoltre l’estensione della produzione e dell’offerta del mercato
edilizio non ha prodotto nemmeno una diminuzione del prezzo degli immobili,
come vorrebbero le teorie liberiste di autoregolamentazione del mercato; al
contrario, i prezzi delle abitazioni sono a livelli mai prima raggiunti.
Vengono sempre più assorbiti dall’affitto e dall’acquisto di appartamenti
(l’80% è in proprietà), anche i risparmi delle famiglie comprimendo così la
possibilità di altri consumi. La forte spinta all’investimento immobiliare ha
anche incoraggiato l’episodicità e la straordinarietà delle operazioni
urbanistiche fuori dai processi di pianificazione ordinaria e favorito esuberanze
edilizie considerate necessarie ai
bilanci comunali in presenza di contrazioni dei trasferimenti statali che fanno
diventare l’ICI una fonte di entrata sempre più importante.
Il
progetto di rafforzare la democrazia, di
rilanciarla e qualificarla, trova nella città il luogo principale di azione
in quanto luogo della partecipazione e della condivisione di progetti e
obiettivi. Dopo l’esaltazione individualista e privatista del governo di centro
destra, la città è il luogo in cui deve ritrovare fondamento il concetto di
collettività. È proprio per
poter realizzare le aspirazione di ciascuno
che abbiamo bisogno di servizi collettivi efficienti ed efficaci. I trasporti
pubblici veloci, ci possono permettere di vivere con "lentezza" e
qualità la nostra vita, che oggi viene di fatto consumata in tempi di
spostamento sia collettivi che individuali indeterminati e sovradimensionati
rispetto alle distanze. Non si tratta di escogitare modelli storici
irripetibili, ma di riconsegnare la città al ruolo per cui è stata fondata. La città è la forma urbana attraverso la
quale la società si organizza spazialmente, è il luogo dove con maggior efficacia è possibile esercitare quel
controllo democratico che una matura democrazia non affida soltanto ai propri
meccanismi formali, ma che vive in modo compiuto attraverso l’informazione,
la partecipazione, il confronto, il controllo dei cittadini.
Le nuove centralità periferiche rappresentano il luogo privilegiato di questa sfida.
E’ però necessario che le parti di città
finora emarginate siano trasformate in luoghi urbani integrati, nelle funzioni,
nella composizione sociale, nel sistema relazionale.
La città è un diritto ma è anche una necessità,
soddisfa l’esigenza umana alla socialità, è il luogo dell’innovazione, del
dinamismo sociale, della crescita economica e culturale. La
città è di tutti, ma perché questa affermazione non sia ideologica è
necessario creare le condizioni affinché ciò si realizzi costruendo possibilità concrete di fruizione, senza
discriminazioni economiche, sociali, culturali, religiose e razziali. La città può svolgere il ruolo di
"risarcimento sociale", di mitigazione delle differenze, di
riaffermazione dei diritti di cittadinanza. Non si tratta di "mettere
una pezza" alle discriminazione sociali, quanto piuttosto di affermare il
principio, insieme a quello della solidarietà individuale, dell’eguaglianza che
è l’obiettivo astratto delle nostre istituzioni. La riduzione dei servizi sociali, di quelli culturali, degli spazi
collettivi, è insieme un attentato alla natura sociale della città ma è anche
l’affermarsi di una politica di
discriminazione.
Il rinnovamento del paese passa anche per una nuova politica per la
città e il territorio, per la salvaguardia di uno dei potenti meccanismi di socializzazione
e di dinamismo.
La declinazione dei principali
punti di una nuova politica per la città deve prevedere:
1.
Un Governo pubblico della Città inteso
come garanzia politico-istituzionale del prevalere dell’interesse pubblico su
quello privato nella guida delle trasformazioni urbane. Un progetto eco-socio sostenibile non consente
che la speculazione e la rendita abbiano il controllo della trasformazione dei
suoli, anche se si avvalgono di strumenti di “riqualificazione urbana” che di
questa spesso contengono solo il nome. Il Governo Pubblico delle Trasformazioni
deve guidare con efficiente
autorevolezza e trasparenza gli operatori pubblici e privati sottoponendo gli
interventi ad un quadro di riferimento fatto di obbiettivi chiari politicamente
individuati
2.
Una politica per la casa che rimetta al primo posto, con
provvedimenti fiscali, economici e amministrativi la politica delle locazioni,
necessaria a garantire la mobilità delle famiglie in ragione della mobilità
del posto di lavoro e delle mutate
condizioni familiari; estendere l’offerta delle locazioni a basso costo onde
garantire il diritto alla città anche a categorie di utenti cosiddetti
"deboli" (pensionati, giovane coppie, immigrati, famiglie
monoreddito, disoccupati, ecc.). La mancanza di alloggi (ad un affitto che
non assorba l’intero stipendio) preclude ai giovani il diritto di formare una
famiglia. Non si affronta seriamente il problema delle “culle vuote”
prescindendo dai servizi per l’infanzia e dalle condizioni abitative: il diritto alla città è prima di tutto
diritto alla casa, negato soprattutto nelle grandi concentrazioni urbane e
vissuto drammaticamente da 3 milioni di famiglie sfrattate. Il progressivo
arretramento nei confronti dell’edilizia sociale (esaurimento dell’ex GESCAL,
mancata riproposizione della quota del 40%-60% di Edilizia Economico Popolare
nei PRG, assenza di finanziamenti nazionali destinati alla casa), rende
necessaria una nuova strategia che
garantisca la presenza di alloggi in locazione
e a canone sociale in ogni intervento di trasformazione urbana attraverso una
quota obbligatoria di edilizia residenziale pubblica inserita come standard, garantendo in tal modo l’integrazione di diverse classi sociali nella
città. Va ridefinito un nuovo piano decennale nazionale e regionale integrati,
a sostegno del recupero urbano e del patrimonio edilizio esistente soprattutto,
ma non solo, nei centri storici.
3. politica dei
trasporti: va affermato il diritto
alla mobilità, che può essere realizzato solo attraverso un forte ampliamento
del trasporto pubblico anche a
difesa della salute dei cittadini. La costruzione di nuove strade e di pedaggi
"ombra" rincorrerà la domanda di mobilità in modo sempre inadeguato
se non si affronta il tema della riorganizzazione
della città e del territorio,
del modello insediativo, dei grandi generatori di traffico, se non si rafforza
in termini competitivi europei il
trasporto su ferro la cui funzione strategica, per uno sviluppo del territorio
ecologico e moderno, va affermata con concretezza di progetti e risorse nel
Piano generale dei Trasporti, se
non si garantiscono buona manutenzione e
condizioni di sicurezza, se non si considera il trasporto su vie d’acqua
una risorsa straordinaria e così poco sfruttata in un Paese che ne è
circondato, che toglierebbe una quota consistente del trasporto merci su
strada.
4.
riqualificazione dell’aria della città:
l’aria della città rende liberi (recitava un proverbio al sorgere dei comuni),
oggi piuttosto l’aria della città ci fa ammalare (asma, malattie bronchiali,
cancro, ecc.). Interventi sui trasporti collettivi, sul riscaldamento, sul
controllo dei fumi delle fabbriche, rispetto di standard fissati, ecc. sono gli
strumenti amministrativi e di strategia di governo per garantire la salute dei
cittadini e ridurre la spesa sanitaria senza ricorrere ad infauste, costose, privatizzazioni
del servizio.
5. acqua per
tutti: l’acqua è il bene più prezioso, essenziale per la
vita e già da tempo in stato di emergenza in Italia e nel mondo. Per far fronte allo "spreco
pianificato" dovuto a perdite nelle reti di trasporto, infiltrazioni e
inquinamenti, usi impropri della risorsa idrica, è necessario attivare una
politica di educazione alla sua tutela e alla riduzione dello spreco
individuale e la riorganizzazione del servizio da parte di Stato, Regioni, Enti
Locali. Affidare all’aumento delle tariffe la soluzione dei problemi (che
riguardano il sistema di distribuzione, la salvaguardia delle fasce di ricarica
degli acquiferi, gli enti di gestione democratici e controllabili), non solo è
inefficace, ma fa diventare l’uso dell’acqua un fattore di discriminazione
sociale.
6. diritti
urbani e qualità dell’abitare: abitare la città vuol dire godere dell’aria e
dell’acqua pulite, dei servizi, della bellezza, della forma dei suoi edifici e
degli spazi pubblici, dei giardini, delle piazze, godere delle opportunità.
Aspetti tangibili e intangibili. Tra i primi vanno collocati infrastrutture e
servizi a partire dagli standard pubblici, soppressi nella controriforma urbanistica sul Governo del
Territorio proposta dalla CdL. che
ne propone la sostituzione con standard "prestazionali” peraltro
“assicurati anche nelle dotazioni minime” (non identificate) dal privato
coerentemente alla sua filosofia di tutto privatizzare e monetizzare; in questo
modo anche i servizi vengono trasformati in merce, facendo arretrare il
nostro Paese da conquiste civili e sociali che apparivano consolidate.
In una
Città Amica gli Standard pubblici vanno riaffermati nell'aspetto qualitativo e quantitativo
per realizzare una qualità dell'abitare che trovi la sua affermazione nel rispetto
dei Diritti Urbani: casa, servizi, acqua, aria, bellezza,
solidarietà, uguaglianza, democrazia.
7.
beni storici e pubblici: va cancellata la politica della cartolarizzazione dei beni storici e pubblici derivante dalla
Patrimonio Spa. Anche se si tratta, nel migliore dei casi, di un
marchingegno di bilancio per confondere gli organi dell’UE (7000 miliardi di
Euro in finanziaria) essa potrebbe avere effetti drammatici sui conti futuri
della Pubblica Amministrazione e in particolare degli Enti Locali (vendere per
affittare); si tratta di una politica di predazione dei beni collettivi, di
sottrazione di qualità collettiva a beneficio di singoli, dell’evaporazione di
un patrimonio culturale e storico di tutti;
8. trasformazioni
e vantaggi collettivi: ogni trasformazione urbana pone di fatto dei costi alla collettività
(infrastrutture, ampliamento di servizi, ecc.); tali maggiori oneri devono
essere pagati con i profitti privati generati dalla trasformazione. Le aree
dimesse, gli edifici che hanno perso funzionalità, ecc. possono costituire
occasione di riqualificazione urbana, di espansione, di crescita a condizione
che la collettività tragga vantaggi, sia in termini di minori costi che di
qualità, dal plusvalore conseguito dalla diversa destinazione dei suoli
prodotta dal Piano. (nuovi servizi, verde, parcheggi, che soddisfino anche
fabbisogni pregressi). Finora gli standard nelle nostre città sono rimasti in
buona parte sulle carte dei Piani. I costi d’esproprio e la sentenza della Suprema Corte sulla decadenza
dei vincoli hanno creato ulteriori difficoltà all’acquisizione delle aree e al
loro attrezzamento. Un sistema perequativo giustamente interpretato (che non si
limiti a ricalcare il tradizionale piano di lottizzazione o a proporre
incontrollabili incrementi e trasferimenti volumetrici) offre la possibilità di
far pagare i servizi necessari alla città non ai singoli cittadini attraverso
la fiscalità generale, ma a chi dalle trasformazioni urbane trae consistenti
profitti, ovvero alla rendita che si forma
con una nuova destinazione o un incremento di volume. Dai vantaggi privati delle trasformazioni urbane devono essere tratte
le risorse economiche per rafforzare la qualità della città, la riconversioni
delle parti degradate, il sistema ecologico ambientale, la cessione gratuita di
alloggi e di aree attrezzate al Comune in misura non discrezionale ma stabilita
con regole generali (anche queste assenti nella legge nazionale e in quasi
tutte quelle regionali).
9 legalità e sicurezza; la legalità urbana è la precondizione per uno sviluppo equilibrato del territorio, per garantire vera concorrenza negli appalti pubblici, per sottrarre le aree di pregio archeologico, storico, ambientale agli assalti della speculazione. “legale” e illegale.
Per il governo del Paese il centro sinistra lancia un messaggio chiaro:
-
non più condoni
edilizi,
-
controllo e repressione
dell’abusivismo al suo nascere,
-
spezzare il circuito finanziamenti- appalti-
mafia- complicità politica,
- impedire che gli appalti pubblici, attraverso le infiltrazioni mafiose siano sostegno economico alla criminalità organizzata e favoriscano il riciclaggio di denaro sporco.
-
La questione
morale è un forte impegno etico e garanzia per cittadini e operatori onesti di
poter lavorare e vivere nella legalità.
Nel
settore edilizio si lavora ancora in condizioni di pesante insicurezza, con
manodopera straniera non sempre in regola e quella italiana in età avanzata. Il
numero di morti bianche assolutamente insopportabile è superiore a quello di
ogni altro settore. Dobbiamo ridurre gli
incidenti sul lavoro e dare forza competitiva alle imprese di costruzione che
operano rispettando le regole.
10.
controllo pubblico e pianificazione: la pianificazione
territoriale e urbana va rilanciata e aggiornata. Più città e migliore città è il risultato di una politica pubblica
di governo delle trasformazioni urbane e territoriali. Si tratta di promuovere
con strumenti sempre più raffinati, adeguati e rinnovati il controllo pubblico delle trasformazioni. Non è una questione ideologica, ma la
constatazione che la città non può essere somma anarchica di decisioni e interessi
privati. Oggi esistono
migliori e maggiori strumenti per governare le trasformazioni secondo un
principio collettivo di convivenza che non esautora le legittime aspirazioni
economiche e sociali di ognuno. Le
regole, razionali e ragionevoli, trasparenti e finalizzate, danno un quadro di
compatibilità singolo/collettività e offrono un’occasione di innovazione e di
invenzione;
11.
La città nel territorio vasto. Sempre più appare evidente
un processo di integrazione tra le diverse realtà territoriali; la città che si
prospetta nel futuro è una città di città o un arcipelago metropolitano;
sempre più ogni realtà locale, grande o piccola, vive in stretto collegamento
con altre realtà (collegamenti funzionali, operativi, economici, culturali, di
servizi, ecc.). Questo è oggi l’esito di auto-organizzazione (sia pubblica che
privata) più che l’esito di una strategia. Una rinnovata politica per la città deve
considerare questa nuova realtà, che travalica le stesse visioni delle città
metropolitane: tutto il territorio è affetto da metropolizzazione. La pianificazione
e la strategia di area vasta
costituiscono una sfida per le nostre città. La possibilità di non
essere emarginate a livello nazionale e internazionale, secondo i casi e le
scale, dipende dall’attivazione di strumenti di governo adeguati a questo fine.
Più città e migliore città non è una "politica di settore" ma una parte della politica
di restaurazione democratica e di crescita della stessa democrazia, di
salvaguardia della solidarietà e dell’equità, dello sviluppo sociale e
culturale e della crescita economica.