La qualità del paesaggio come obiettivo di riferimento per le politiche urbane

di Riccardo Priore

1. La Convenzione europea del paesaggio propone nuovi modelli di comportamento, individuali e collettivi, che hanno il territorio come punto di riferimento. Questi modelli fanno perno, da un lato sul riconoscimento giuridico del bene-risorsa paesaggio (di cui l’Italia è particolarmente ricca) e, dall’altro, sull’impegno politico ed amministrativo degli Stati contraenti a tutelare e valorizzare tutti i paesaggi che compongono il territorio nazionale.

2. Tenuto conto di questa impostazione, il campo di applicazione della Convenzione europea del paesaggio comprende l’intero territorio nazionale dello Stato contraente e include esplicitamente (Articolo 2) le aree urbane e peri-urbane; a questo riguardo, la Convenzione si riferisce espressamente ai paesaggi del quotidiano ed ai paesaggi degradati. Considerata, la complessità strutturale ed antropica delle città, come anche, al contempo, il valore ed il degrado di molte aree urbane italiane, queste ultime rappresentano per la Convenzione un banco di prova particolarmente interessante.

3. In Italia, forse più che in altri paesi europei, soprattutto nei centri urbani, la qualità del paesaggio è fondamento di identità, benessere sociale ed individuale, volontà di intraprendere ed accogliere. In questa prospettiva, la corretta applicazione della Convenzione può contribuire ad uno sviluppo economico sostenibile delle città, fondato sulla percezione della ricchezza, della specificità e della diversità di un patrimonio unico al mondo.

4. Tenendo presente l’importanza della componente soggettiva del paesaggio, la Convenzione stabilisce che le popolazioni devono essere attivamente e costantemente coinvolte nei processi decisionali pubblici relativi al paesaggio (Articoli 5c, 6A, 6D). In funzione di esigenze democratiche, economiche e di efficacia amministrativa, il paesaggio, salvo nei casi in cui viene rilevato un interesse di livello superiore, dovrà quindi essere salvaguardato, gestito e/o progettato (termini utilizzati dalla Convenzione e definiti all’Articolo 1) attraverso decisioni pubbliche prese vicino ai cittadini. Nel fare esplicitamente riferimento ai principi di sussidiarietà e di autonomia, la Convenzione indica che le responsabilità pubbliche in materia di paesaggio devono quindi, di preferenza, essere decentrate a livello territoriale (Articolo 4).

5. In questa prospettiva, nel quadro di una adeguata politica paesaggistica nazionale e regionale, le istituzioni locali responsabili del governo delle città rappresentano le autorità più vicine a coloro che vivono ed animano il paesaggio, e conseguentemente, almeno in linea di principio, sono quelle possono meglio rispondere alle aspettative dei cittadini in questo ambito.

6. Considerate le risorse paesaggistiche delle città italiane, il potenziale interesse dei cittadini per la dimensione paesaggistica del loro ambiente di vita, ma anche le importanti iniziative recentemente prese da diversi enti territoriali in questo ambito, la qualità del paesaggio può essere quindi opportunamente scelto come obiettivo di riferimento di un progetto di riassetto urbanistico finalizzato al rilancio culturale, oltre che economico, di molte città del Paese. Nel lungo periodo, delle ponderate e condivise attività di salvaguardia, gestione e/o progettazione del paesaggio di queste città potrebbero contribuire a restituire al tessuto urbano quella qualità ambientale così importante per lo sviluppo sostenibile delle sue comunità, soprattutto in termini di identità, di percezione e degli effetti positivi collegati al recupero dei valori connessi a questi aspetti.

6. Vari studi scientifici ed esperienze condotte sul campo hanno chiaramente indicato che il paesaggio, soprattutto quando fortemente espressivo dell’identità di un luogo, del carattere dei suoi abitanti e del loro modo di vivere e produrre, può rappresentare una componente ambientale nei confronti della quale – data la dimensione soggettiva che la caratterizza – le popolazioni possono dimostrarsi particolarmente attente e sensibili. La percezione dello spazio vitale può infatti rappresentare per le popolazioni un’occasione per misurare il proprio grado di benessere individuale e sociale con più efficacia di quanto non sia possibile farlo attraverso l’oggettiva constatazione dello stato di conservazione delle risorse naturali o culturali considerate singolarmente. La capacità del paesaggio di sedurre e coinvolgere le popolazioni, potrebbe essere, soprattutto a livello urbano, attraverso la paziente ricostruzione di una vera e propria coscienza paesaggistica locale, l’occasione appropriata per ricostituire quel legame delle popolazioni con il territorio che, in molte aree, specie se degradate, è ormai quasi del tutto smarrito.